Modo Infoshop compie quindici anni, che è più di metà della mia vita, e di questi cinque li abbiamo passati di reciproca conoscenza. Ci sono almeno quindici motivi per cui Modo Infoshop è la mia libreria preferita – e non solo a Bologna.

Uno. Me l’ha fatta scoprire mio fratello, nato a Novembre anche lui.

Due. Spesso ci abbiamo preso i libri assieme, accoppiati, tipo questi:

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Tre. È in via Mascarella:

 

Quattro. Quando con Flashgiovani abbiamo fatto il giro delle librerie indipendenti di Bologna con la Domanda Più Terribile, cioè «Quali libri consigliereste come regali di Natale tra tutti quelli che avete qui ora?», i loro suggerimenti erano appena appena meravigliosi.

Cinque. Tornata a casa, ho rubato a mio fratello il Dr Pira, che se non me l’avessero nominato loro non l’avrei mai letto, ed è grandioso (oltre che a essere in uno dei primi book edit di segnetti).

Sei. Tra i libri consigliati in quella lista natalizia, ce n’era anche uno di Ale Baronciani. «Se volete venire alla presentazione – ci hanno detto – è tra qualche giorno». Ci sono andata, ero seduta sulla panchettina che formava praticamente interamente da sola la prima fila, e a parlare con Ale c’era Alberto Sebastiani, che è stato mio professore e correlatore di fortuna (ma questa è un’altra storia) alla magistrale. A un certo punto Baronciani, per spiegare chissà cosa, ha detto, indicando Sebastiani e me, «Immaginatevi noi tre in discoteca». Immaginatevi.

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Sette. A proposito di presentazioni. Nel dicembre del 2014 ci ho sentito la poetessa vivente del mio cuore, Elisa Biagini, parlare con Stefano Colangelo, che è stato il mio relatore (di/per fortuna) e uno dei migliori professori (e persone) che abbia mai incontrato. Quando lui ci ha chiesto «Avete domande? Volete dirci qualcosa?», lei ha esclamato dal cuore «Di sinistra! Diteci qualcosa di sinistra!».

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Otto. Ci ho trovato tanti libri della Biagini, compreso uno che non pensavo di trovarci, compreso NELL’OSSO/INTO THE BONE/IN DEN KNOCHEN (2012).

Nove. Quando ci sono tornata quest’estate, dopo molto più di un anno dall’ultima volta, ci ho trovato un libro di Colangelo.

Dieci. In quell’occasione, ho scandagliato con cura gli scaffali dei libri usati, ma non ho trovato nulla finché mi sono seduta sulla panchetta (sempre quella) per cercare di non piangere. Sul tavolino c’era però un libro, per di più tradotto in italiano, di una scrittrice che Charity mi ha fatto conoscere anni fa quando mi ha spedito Bluets (autografato) dall’altra parte del mondo. Ma la cosa bella è che la dedica dica «Dick [cazzo] amore mio».

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La prova è nello stesso vestitino e nelle stesse gambe del libro di Colangelo – perché su queste cose serie non mento.

Undici. Quando ho sollevato il libro della Nelson dal tavolino, sotto ne ho trovati due di Hrabal, che è lo scrittore preferito di mio padre assieme a Márquez, allora li ho comprati subitissimo e improvvisamente mi sono sentita molto grande, quasi adulta, perché dopo ventisette anni (compiuti da quattro giorni quel giorno) ho iniziato io a pagare i libri che condividiamo.

Dodici. Ci mettono l’arte – appesa, indipendente e da comprare.

Tredici. Ci trovi libri che magari alla fine non compri e non leggi, neanche dopo anni e anni, ma che riescono a parlarti così immediatamente che li devi fotografare subito.

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Quattordici. Ci puoi vedere dei videini a tema, mentre rimani perennemente indeciso e felice sui libri da comprare e iniziare.

 

Quindici. Ci fai un figurone se ci porti i ragazzi. Testato da me – e anche da Cristina Portolano.

*

Bando ai sentiment(alism)i: Salvatore Papa ha fatto un’intervista seria e carina a Fabio, Beppe e Andrea che puoi leggere su zero.eu, se vuoi sapere cosa c’è davvero dietro i quindici anni della liberia Modo Infoshop di Bologna. Che ringrazio, di cuore, per avermi sempre detto qualcosa di sinistra.

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