Per i miei trent’anni ricevo in regalo Il libro delle case straordinarie – e non poteva essere altrimenti. Me lo inviano per posta perché in quel momento non posso essere raggiunta e l’indirizzo sulla busta è quello dei miei genitori, nonostante io non abiti più con loro da anni.
I miei studi, le mie letture e la mia vita vertono sempre attorno a un tema: la casa.
La casa mancata, quella da distruggere, quella da cercare, quella in cui si è ospiti e quella in cui non si può tornare. Quella di famiglia, quella infestata, quella occupata, quella tolta, quella frazionata.
Ci si mette un po’ di mia biografia (non tutta rivelata in questo pezzo, che non ci si crede ma è uno dei più letti di segnetti), certamente, ma succede anche che sono nata all’inizio degli Novanta: le campagne elettorali sono piene di prima e seconda casa, la mia generazione è quella dei 5+ anni all’università in città più o meno grandi in cui per la prima volta si sperimenta un coinquilinaggio spesso coercitivo, in cui si abitano le periferie maldestramente, in cui la gentrificazione si trova all’incrocio di più sfere di interessi e potere – immobiliari e politici, privati e pubblici.
Come ne parliamo? Come la raccontiamo? Cosa abbiamo da dire sul luogo che smette di essere rifugio e riparo e diventa appoggio, ricatto, spesa? Non so se chiamarlo snodo generazionale, passione o ossessione: il mutamento dell’oggetto e del concetto casa è per me centrale e fondante su così tanti piani che forse è il momento di mettere ordine.
Dalla mia tesi magistrale, nel lontano (sic) 2015, tutta sulla distruzione delle case operata dall’interno con le parole e dalla mia proposta di dottorato (non andata a buon fine) su come raccontiamo la nostra generazione senza casa, quello che leggo, quello che cerco e quello che studio non fanno che ruotare attorno a pochi muri. Li osservo da fuori, mi ci muovo all’interno, interrogo i miei e quelli dellə altrə, li visito e li commento.
Ora voglio fare un passo indietro, mettermi all’ingresso: voglio tracciare una mappa, occupare con le mie letture uno spazio.
E qui siete benvenutə.




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