All’inizio del suo libro, Orlando ha sedici anni: è il 1588 e lui è un giovane nobile interessato alla letteratura, a cui già si prospetta una carriera prestigiosa nella società elisabettiana. Quando il libro finisce, l’11 ottobre 1928, è una donna sposata che vive modestamente. Cosa può essere successo nel frattempo?
In effetti, 350 anni sono davvero tanti per una vita umana, soprattutto quella che può essere raccontata in una biografia – che è il genere a cui appartiene Orlando. In letteratura, però, si può tutto e Virginia Woolf lo sa bene: muta un uomo in una donna, ne prolunga la vita attraverso i secoli e dona tutto questo a colei che l’ha ispirata e spezzata innumerevoli volte – Vita Sackville-West.

Per cinque anni almeno l’amante sfrontata di Virginia, di origine nobile e appassionata di giardinaggio, moglie e madre ma anche lesbica libertina, Vita è Orlando, ma Orlando non è solo Vita. Certo, Virginia decide di usare le fotografie e i ritratti della donna come raffigurazione fisica di Orlando e alcuni suoi dettagli biografici come riferimenti per la vita del protagonista, ma è Vita vista da Virginia. Impietosamente, certo, ma anche: tutto quello che non potrà mai essere.
Esisti? O ti ho inventato io?
Virginia a Vita, finito Orlando
Il primo genere: quello letterario
Qual è, quindi, questo miracolo che ha operato Virginia in Orlando? Direi, prima di tutto, quello di aver mantenuto centrale, come nella maggior parte della sua poetica, l’interrogazione sull’identità e sul soggetto, ma di averla intelligentemente declinata all’interno della biografia.
Il padre di Virginia era, tra le altre cose, biografo, e uno dei più stimati. Quando la Woolf si misura con questo genere, sa che si tratta di un corpo a corpo con l’autorità del padre: ma è troppo astuta per soccombere un’altra volta. Aggira il problema, prima di tutto, scegliendo per le sue tre biografie dei soggetti propriamente anti–biografici: un cane, una persona che ha vissuto per secoli e che è stato uomo e donna, uno dei suoi migliori amici.
Se il compito del biografo è allo stesso tempo ritratte con fedeltà la persona (senza mai farla diventare un personaggio) e metterne in luce le caratteristiche migliori o peggiori, a seconda della finalità del suo lavoro, il narratore biografo onnisciente di Orlando è pienamente novecentesco quando all’inizio dice: la vita è troppo difficile da catturare, l’interiore è mischiato a e importante quanto l’esteriore, strati si formano su altri strati, come per «gli arcobaleni e i minerali».
E, nel turbinio indescrivibile di vita che accade tra questi strati, è assolutamente plausibile anche che un uomo si svegli un giorno donna.
Il secondo genere: sesso, società e identità
Orlando had become a woman – there is no denying it. But in every other respect, Orlando remained precisely as he had been. The change of sex, though it altered their future, did nothing whatever to alter their identity.
Virginia Woolf, Orlando, III
Inaspettatamente, Orlando non è poi così sorpreso dalla sua trasformazione. Principalmente perché, ci chiarisce la Woolf, non è cambiato che il suo aspetto esteriore: quando si sveglia donna e si guarda per la prima volta allo specchio, Orlando pensa ancora al maschile – e al maschile parla di lui il suo biografo. La sua identità è, per ora, immutata.
Se ci stavamo aspettando un momento rivelatore, la Woolf non perde occasione per disattendere tutte le nostre previsioni: «il testo è di una semplicità disarmante, parla di un fatto nudo e crudo, senza allusioni o metafore o rinvio ad altre immagini» (LR). È successo, ne abbiamo parlato, ora andiamo avanti con la storia.
Anche mentre Orlando vive con i gypsy sembra che la sua (nuova) sessualità non abbia poi così importanza. Non molto inaspettatamente, questa volta, è il fatto che invece cominci a costituire, se non un problema, almeno materia di una riflessione al momento del suo desiderio di rientrare a Londra. È una donna che viaggia non accompagnata su una nave, che dovrà vivere da sola, che dovrà mantenersi da sola.
Benché possa parere strano, è pur verità che, fino a quel momento, si era poco o nulla preoccupata del suo sesso.
Virginia Woolf, Orlando, IV
Il cambiamento che veramente toccherà Orlando, quindi, è quello che riguarda il suo futuro: la sua influenza è sulla condizione sociale in cui si troverà a vivere, «non rispetto al suo essere» (LR). E mentre scopre le maschere che le persone attorno a lei indossano, ora che ha fatto esperienza della vita da entrambe le prospettive e se ne è arricchita (s’interroga anche su quale comportamento sia giusto tenere: mi ricordo che odiavo quando le donne rispondevano così – dovrò ora comportarmi per compiacere l’altro sesso?), Orlando riesce a comprende che i ruoli di genere non sono biologici, ma sociali.
Different though the sexes are, they intermix. In every human being a vacillation from one sex to the other takes place, and often it is only the clothes that keep the male or female likeness, while underneath the sex is the very opposite of what it is above.
Virginia Woolf, Orlando, IV
Il terzo genere: quello che racchiude entrambi
La forza di Orlando sta nell’aver potuto sperimentare entrambi i lati, entrambe le prospettive, le diverse sofferenze, i diversi privilegi. Questa compresenza continua è ciò che ha formato e continuamente forma l’Orlando donna che ci accompagna fino alla fine del libro. È una creatura superiore, perché sta sopra le parti – senza prescinderne.
Per Nadia Fusini, la figura dell’androgino e della doppia natura di Orlando sarebbe un simbolo anche di quella di Virginia, che perde la frigidità (e quindi diventa pienamente donna e si realizza nella sua femminilità) solo dopo il suo incontro con Vita. E continua a vivere, anche se senza di lei, più piena e consapevole.

Orlando è una persona completa perché è riuscita a completarsi da sola. Ha attraversato i secoli e l’esistenza crescendo senza stravolgersi, mutando quel tanto che basta per sopravvivere – arricchendo la sua identità, senza mai comprometterla o perderla.
L’insieme delle cose – che non è soltanto la somma di tutte le cose…
Emilio Tadini, La tempesta
Libri di riferimento
Nadia Fusini, Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf, Mondadori 2006
Liliana Rampello, Il canto del mondo reale: Virginia Woolf. La vita nella scrittura, Il Saggiatore 2001
Virginia Woolf, Orlando, Wordsworth Editions 1995
Grazie, molto interessante anche per la nostra ricerca teatrale.
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