Ho quindici anni, o forse quattordici, e sono in vacanza con la mia famiglia. Nel caldo immobile dell’estate leggo Il deserto dei tartari, come da programma scolastico. L’afa è opprimente, anche se sono quasi sempre sul lungomare, e il tempo non sembra passare mai – nel libro e fuori.
Ho ventiquattro anni, sto passando l’estate a scrivere la tesi magistrale e da qualche mese l’insonnia mi concede una media di due ore a notte di riposo. Trovo il rimedio estremo: comincio a leggere Guerra e Pace, a letto, con la luce lontana per renderla più fioca. Un semplice dialogo di circostanza può durare fino a venti pagine, cinquanta un assalto prima della battaglia.

Non ho mai avuto una grandissima fortuna con le letture estive, però ora ho le idee un po’ più chiare su che libri vorrei mettere in valigia se partissi domani*.

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José Saramago, Tutti i nomi

Poche cose mi piacciono come una storia che parte da un fatto vero. Saramago scopre un giorno di avere un fratello, Francisco, morto da piccolo, di cui non sapeva nulla. Da lì, si dipana un’intera storia di ricerche puntigliose e incontri mancati. Tra l’altro, proprio per Saramago ho scritto dell’affetto, che puoi leggere qui.

Isabel Allende, Il piano infinito

Così come non so resistere a un’intera storia vera sotto le mentite spoglie di un romanzo. È strano e raro e bello vedere un protagonista maschile trattato con tenerezza – e, se vi piacciono le vite avventurose e gli avvenimenti crudeli e le curve inaspettate, Il piano infinito è molto consigliato.

Alan Bennett, La sovrana lettrice

Piccolo, agile, british nel senso migliore (c’è qualcosa di negativo, d’altronde, dell’essere British? A parte il Sunday roast alle 11,30, intendo) possibile.

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Vuoi sapere cosa sto leggendo ora, invece?

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Maggie Nelson, Bluets

Non un romanzo, non un saggio, non un memoir: Bluets è una raccolta di segni, tutti collegati dal colore blu. Anche di questo ne ho scritto in passato – sempre qui.

Luciano Bianciardi, La vita agra

Perché comunque qualche italiano classico (o semi-classico) ci vuole, d’estate. Per esempio, in questo momento so leggendo contemporaneamente Volponi e Parise – ma per i viaggi estivi consiglio Bianciardi: scritto meravigliosamente, con i denti stretti mentre parla e irride la società storica, politica ed economica in cui si è trovato invischiato – e da cui vuole uscire, punendola.

Vi canterò l’indifferenza, la disubbidienza, l’amor coniugale, il conformismo, la sonnolenza, lo spleen, la noia e il rompimento di palle.
Luciano Bianciardi, La vita agra

Isabel Allende, Eva Luna racconta

D’estate ci vogliono i racconti. Anche in tutte le altre stagioni, a dire il vero. Ho due proposte, al riguardo: la prima è ancora della Allende, perché amo quando l’universo dei romanzi di un autore è così grande da straripare ed espandersi nei racconti – proprio come succede per Márquez.

Giulio Mozzi, Sono l’ultimo a scendere

La seconda è di Giulio Mozzi: una raccolta di piccoli momenti di pendolarismo che sono accaduti – o no? Il verosimile a volte è molto meglio del reale – perché, let’s face it, la vita del pendolare (e io lo so bene) non è per niente emozionante. Ci rimane solo la fantasia, tra un ritardo e l’altro.

Dave Eggers, Your Fathers, Where Are They? And the Prophets, Do They Live Forever?

Un altro libro in lingua: c’è un rapimento, una storia che non si capisce da che parte si debba prendere, un astronauta e un congressman e una madre e un poliziotto e un ex-insegnante e un direttore d’ospedale e una ragazza che stava camminando su una spiaggia. Solo dialoghi, molti disvelamenti.

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*e invece no. 

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