Voglio cogliere l’occasione al volo e voglio farlo per parecchi motivi. Almeno, mi sembrano ormai abbastanza, come numero. Questo è il secondo articolo di segnetti e il due è da sempre il mio numero fortunato (che un po’ di scaramanzia, in questi casi, serve). È l’otto marzo, che è la festa delle donne o l’International Women Day, e ho l’occasione di parlare del lavoro di due donne che raccontano altre donne. Mi sembra che sia la spinta giusta per dar davvero vita a segnetti, che altrimenti se ne sta qui nella mia testa a far la muffa — invece è quasi primavera e può anche fiorire.
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Good Night Stories for Rebel Girls nasce nell’aprile dello scorso anno su KickStarter, ma l’idea è arrivata a Francesca Cavallo e Elena Favilli, due ragazze italiane che vivono in California, un pochino prima. È frutto della loro sensibilità e dell’esperienza nell’editoria per ragazzi cominciata nel 2011, con la fondazione di Timbuktu Labs e il lancio di Timbuktu Magazine, la prima rivista per bambini sfogliabile su iPad, e a cui hanno fatto seguito moltissime app per ragazzi e laboratori dal vivo.
Good Night Stories for Rebel Girls raccoglie cento racconti di donne straordinarie. Donne che sono esistite per davvero o che vivono ancora, che hanno fatto qualcosa di grande e le cui imprese sono raccontate come se fossero favole (il ritratto di Malala Yousafzai, per esempio, comincia così: «Once there was a girl who loved school») da leggere insieme (o da sole) prima di andare a dormire.
Il successo di questo progetto, che aveva un obiettivo iniziale di 40.000 dollari (raggiunti nelle prime trenta ore dal lancio della campagna) e che invece ne ha raccolti più di un milione, ha dimostrato coi fatti la tesi che ci fosse «un buco nel mercato dell’infanzia per quanto riguarda la diversità». In particolare, nel mondo del racconto scritto o animato, la mancanza di protagoniste emancipate quanto i loro colleghi maschi è un dato di fatto. Ancor di più quando si tratta di «strong, smart, real-life women» ricorda Parents. Perché non c’è affatto bisogno di inventarle, le nostre eroine: ci sono, solo che non ci vengono raccontate. Non ancora, almeno — ed è questo che vuole fare Good Night Stories for Rebel Girls.
Adesso Francesca ed Elena sono in Italia — intendo, proprio adesso! Dal 7 al 14 marzo ci racconteranno Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli, che è appena stato tradotto e pubblicato per Mondadori:
Perché per me raccontare questa storia è così importante?
Chi mi conosce mi sente parlare spessissimo di empowerment — che mantengo in inglese, sì, perché in italiano non abbiamo una parola altrettanto bella (argh). Ho controllato anche su WordReference (sempre sia lodato), per sicurezza, ma niente. Anche se l’esempio che viene fatto non è solo calzante: è anche la prima e unica occasione in cui io abbia mai sentito usare questa parola e il verbo relativo.
Direi che, con una piccola approssimazione, l’80% dei profili che seguo online sono di donne, perché non ho la fortuna di poterne frequentare altrettante di persona. Di carattere, ottengo motivazione e realizzazione dai successi degli altri, quindi ho bisogno di esserne partecipe, anche solo vedendoli o leggendoli in un tweet. Quindi, piuttosto che arrendermi all’evidenza che viene perpetuata, anche in ambiente universitario, che le donne non possano averli o comunque non averli facilmente, questo successo e questa realizzazione, ne vado attivamente a caccia sul web – Instagram, blog, Youtube, dove capita. Le cerco con impegno e le celebro.
Our entrepreneurial journey made us understand how important it is for girls to grow up surrounded by female role models.
It helps them to be more confident and set bigger goals.
Elena and Francesca

Ed è qui che pubblicare oggi questo pezzo diventa importante per me. Le favole di Good Night Stories for Rebel Girls sono arricchite dai disegni di sessanta illustratrici. matitine è un progetto che ho in cantiere da anni (no, non è un’esagerazione) e che ho rimandato continuamente, non sentendomi mai pronta o adatta, credendo di aver fissato degli obiettivi troppo ambiziosi per me, avendo paura di disturbare queste donne che tanto ammiro con domande che, alla fine, magari era meglio non fare, perché sconclusionate o, peggio ancora, banali. E ogni tanto mi ci vuole uno schiaffetto per ricordarmi che la questione non è fare un lavoro eccellente, ma intanto farlo in modo coerente e con impegno, perché mi appassiona e ci credo (l’ho detto).
E dato che io sono una persona che ogni tanto (sempre) ha bisogno di segni, soprattutto quando la motivazione manca e l’imbarazzo avanza, succede che, mentre preparo questo articolo sulle Rebel Girls, scopro che una favola è dedicata a Virginia Woolf, a cui io, da parte mia, ho dedicato due tatuaggi su tre e una tesi di laurea su due, e che nella favola è citata proprio la frase che ha ispirato un tatuaggio, presa dal romanzo su cui ho lavorato per la tesi e che è l’altro tatuaggio — insomma, per farla breve: il romanzo è The Waves e la frase è «I’m rooted, but I flow». Se non è un segno questo, io non so. E infatti l’articolo lo state leggendo. Ce l’ho fatta, mi sa. Ho mosso i primi passi.
Quindi, quando alla domanda «Perché un libro per ragazze?» Elena e Francesca rispondono «Perché siamo ragazze», al «Perché questa storia è importante per me?» la risposta potrebbe essere «Perché mi ha dato la spinta a ricominciare a lavorare sui miei goals. Che mi sembra il caso di iniziare».
Above all, don’t fear difficult moments. The best comes from them.
Rita Levi Montalcini, quoted from the book Good Night for Rebel Girls
Ovviamente Good Night Stories for Rebel Girls non è un libro per sole ragazze, ma per chiunque — così come lo sono i racconti su Marc Chagall o Albert Einstein o i fratelli Wright. C’è, però, da tenere sempre presente che si tratta di favole, nel senso contemporaneo del termine: un po’ glassate e smussate, come nel caso del ritratto di Virginia Woolf, che è più che riduttivo, o di Michelle Obama. Non prendo questi due esempi a caso: in entrambi compare la figura del marito fortissima e prepotente (come spazio occupato, intendo), a cui in quello di Hillary Clinton non si fa nemmeno cenno. E il ritratto di Margaret Thatcher, per rimanere in politica, è ai limiti del controverso.
Alcune storie sono raccontate molto bene, altre un po’ meno.
Mi piacerebbe molto che gli articoli, i libri, le conferenze, i film e tutto ciò che vuole parlare di donne per offrire empowerment non debbano per forza essere apologetici o parziali.
Ecco una cosa su cui lavorare, per esempio.
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Segui le Rebel Girls su Facebook, Twitter, Instagram e sul loro sito.
(La fotografia in evidenza e quella di Francesca ed Elena provengono dal loro sito e a loro appartengono.)
Poi, una piccola cosa a sorpresa. Francesca ed Elena consigliano, tra i comic books adatti a delle rebel girls, quello di Nimona. Ve lo lascio raccontare da Paola, che è una donna empowering, per me — nel caso non glielo dicessi abbastanza.
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